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Storia della robotica ANTICA

Partiamo da tempi recenti e dalle LEGGI DELLA ROBOTICA

Il termine ‘Robot’, come lo conosciamo, è stato utilizzato per la prima volta dallo scienziato e notvole scrittore di fantascienza Isaac Asimov in una storia pubblicata nel 1942, in cui Asimov riportò per la prima volta le  famose Leggi della Robotica.

La storia fu poi ripresa nel successivo romanzo ‘Io, Robot’. e quindi da un film con lo stesso nome.

https://it.wikipedia.org/wiki/Io,_robot_%28film%29

il FILM, una parte.




Le leggi della robotica
Le leggi della robotica sono  state successivamente rielaborate e codificate dallo scrittore, quindi pubblicate nel testo Handbook of Robotics.

Le leggi, inizialmente tre, sono poi state completate con l’aggiunta di una legge 0. Esse codificano le norme etico/comportamentali che un qualsiasi robot deve rispettare. L’organizzazione delle leggi, piuttosto che identificare compiti specifici, si limita a definire il ruolo che i robot possono assumere all’interno della società, vincolandone l’autonomia di comportamento  alla sicurezza dell’uomo e dell’umanità:

0. Un robot non deve provocare danno all’umanità sia tramite la sua azione che tramite un comportamento passivo. [aggiunta in seguito]
1. Un robot non deve ferire esseri umani o tramite la sua non azione consentire un danno agli stessi.
2. Un robot deve obbedire agli ordini degli esseri umani eccetto quando questi siano in contrasto con la prima legge.
3. Un robot deve agire per proteggere la sua stessa esistenza fintanto che tali azioni non siano in contrasto con le prime due leggi.

Partiamo ora da lontano e per sommi capi, la storia è molto lunga e si parte da:

Gli automi sono presenti già nella mitologia: ai tempi di Omero il primo creatore di “macchine” fu Efesto, dio del fuoco, a cui era attribuita la costruzione di macchine semoventi, servi meccanici e tavoli che si muovevano di propria volontà.

https://it.wikipedia.org/wiki/Efesto

Tra il mito e la storia è Dedalo, padre di Icaro, a cui la mitologia attribuisce la capacità di “infondere” il movimento agli oggetti che creava. Dedalo segna l’origine della lavorazione dei metalli, delle regole dell’architettura e delle prime statue lignee che, secondo la tradizione, muovevano automaticamente occhi, braccia e gambe.

https://it.wikipedia.org/wiki/Dedalo

Tra il V e il IV sec. a.C. il mondo del mito lasciò progressivamente il passo alla scienza e anche gli automi divennero prodotti dell’uomo. In età ellenistica, intelletti del calibro di Archimede ed Erone fornirono un grande contributo alla rivoluzione scientifica e tecnologica. L’eolipila o sfera di Eolo di Erone, per esempio, è un interessante strumento che mostra come l’energia termica possa essere trasformata in energia meccanica. Essa è il precursore delle macchine a vapore: sfrutta infatti la pressione derivante dal riscaldamento dell’acqua all’interno di una sfera metallica per generare un movimento.

https://it.wikipedia.org/wiki/Erone_di_Alessandria

Anche gli autori arabi concepirono dispositivi complessi. Tra il 1204 e il 1206 Al-Jazari, il celebre scienziato arabo cui si deve il Libro della conoscenza dei meccanismi ingegnosi, oggi considerato il culmine della meccanica araba, elaborò numerosi progetti di carattere “robotico”.
In Giappone, i Karakuri risalgono alla cosiddetta “Era di Edo”, il “Rinascimento” giapponese, collocata fra il 1600 e il 1867: non è certo un caso che oggi la patria della robotica sia il Giappone. La stesura dei manuali necessari alla costruzione di queste bambole, create per divertire sia i nobili sia la popolazione, rappresenta ancora il fondamento dell’odierna cultura ingegneristica del Giappone. - See more at: http://www.progetto-e-robot.it/?page_id=72#sthash.9ImXuAB1.dpuf
Anche gli autori arabi concepirono dispositivi complessi. Tra il 1204 e il 1206 Al-Jazari, il celebre scienziato arabo cui si deve il Libro della conoscenza dei meccanismi ingegnosi, oggi considerato il culmine della meccanica araba, elaborò numerosi progetti di carattere “robotico”.
In Giappone, i Karakuri risalgono alla cosiddetta “Era di Edo”, il “Rinascimento” giapponese, collocata fra il 1600 e il 1867: non è certo un caso che oggi la patria della robotica sia il Giappone. La stesura dei manuali necessari alla costruzione di queste bambole, create per divertire sia i nobili sia la popolazione, rappresenta ancora il fondamento dell’odierna cultura ingegneristica del Giappone. - See more at: http://www.progetto-e-robot.it/?page_id=72#sthash.9ImXuAB1.dpuf
Anche gli autori arabi concepirono dispositivi complessi. Tra il 1204 e il 1206 Al-Jazari, il celebre scienziato arabo cui si deve il Libro della conoscenza dei meccanismi ingegnosi, oggi considerato il culmine della meccanica araba, elaborò numerosi progetti di carattere “robotico”.
In Giappone, i Karakuri risalgono alla cosiddetta “Era di Edo”, il “Rinascimento” giapponese, collocata fra il 1600 e il 1867: non è certo un caso che oggi la patria della robotica sia il Giappone. La stesura dei manuali necessari alla costruzione di queste bambole, create per divertire sia i nobili sia la popolazione, rappresenta ancora il fondamento dell’odierna cultura ingegneristica del Giappone. - See more at: http://www.progetto-e-robot.it/?page_id=72#sthash.9ImXuAB1.dpuf

Gli arabi concepirono dispositivi complessi. Tra il 1204 e il 1206 Al-Jazari, il celebre scienziato arabo cui si deve il Libro della conoscenza dei meccanismi ingegnosi, oggi considerato il culmine della meccanica araba, elaborò numerosi progetti di carattere “robotico”.

https://it.wikipedia.org/wiki/Al-Jazari

In Giappone, i Karakuri risalgono alla cosiddetta “Era di Edo”, il “Rinascimento” giapponese, collocata fra il 1600 e il 1867: non è certo un caso che oggi la patria della robotica sia il Giappone. La stesura dei manuali necessari alla costruzione di queste bambole, create per divertire sia i nobili sia la popolazione, rappresenta ancora il fondamento dell’odierna cultura ingegneristica del Giappone: https://en.wikipedia.org/wiki/Karakuri

Bambole Karakuri

PASSANO MOLTI SECOLI

Occorre un salto di diversi secoli per giungere a quello che si ritiene il primo, compiuto progetto di robot umanoide dell’età moderna: esso si deve a Leonardo da Vinci e porta la data del 1495. Per quanto ne sappiamo, il cavaliere meccanico progettato da Leonardo era in grado di compiere movimenti del busto, degli arti, del capo; non siamo in grado di dire se tale idea sia rimasta allo stato di progetto o se essa abbia trovato un’effettiva realizzazione. Colui che invece realizzò il primo robot funzionante a noi noto fu Jacques de Vaucanson, che nel 1738 fabbricò un androide suonatore di flauto in grado di prodursi in movimenti complessi, altra sua celebre creazione fu l’anatra meccanica, in grado di mangiare e defecare. Tra il 1768 e il 1774 Pierre-Louis Jaquet-Droz e suo figlio Henry  costruirono una serie di automi ed oggetti meccanici, oggi visibili al Musée d’Histoire di Neuchatel:

  • Charles: uno scrivano capace di scrivere un testo di 40 lettere, andare a capo, lasciare spazio, intingere la penna nel calamaio.
  • Henry: un disegnatore che può eseguire quattro diversi schizzi a matita: un bambino con una farfalla, un ritratto di Luigi VX, i profili di Giorgio III e della moglie Charlotte di Mecklenberg e un cagnolino.
  • Marianne: una giovane intenta a suonare un organetto a canne. E’ in grado di eseguire cinque melodie differenti seguendo con gli occhi la tastiera. Inoltre “respira” tramite un sistema di mantici che le fa alzare e abbassare il petto, e compie tutta una serie di movimenti del capo che ne accrescono l’effetto di notevole realismo.
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Occorre un salto di diversi secoli per giungere a quello che si ritiene il primo, compiuto progetto di robot umanoide dell’età moderna: esso si deve a Leonardo da Vinci e porta la data del 1495. Per quanto ne sappiamo, il cavaliere meccanico progettato da Leonardo era in grado di compiere movimenti del busto, degli arti, del capo;

Non si sa se tale idea sia rimasta allo stato di progetto o se essa abbia trovato un’effettiva realizzazione.

https://it.wikipedia.org/wiki/Automa_cavaliere

Cavaliere meccanico di Leonardo da Vinci

Colui che invece realizzò il primo robot funzionante a noi noto fu Jacques de Vaucanson, https://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_de_Vaucanson  che nel 1738 fabbricò un androide suonatore di flauto in grado di prodursi in movimenti complessi, altra sua celebre creazione fu l’anatra meccanica, in grado di mangiare e defecare.

Anatra meccanica

Tra il 1768 e il 1774 Pierre-Louis Jaquet-Droz https://fr.wikipedia.org/wiki/Pierre_Jaquet-Droz e suo figlio Henry  costruirono una serie di automi ed oggetti meccanici, oggi visibili al Musée d’Histoire di Neuchatel:

 Charles: uno scrivano capace di scrivere un testo di 40 lettere, andare a capo, lasciare spazio, intingere la penna nel calamaio.

Henry: un disegnatore che può eseguire quattro diversi schizzi a matita: un bambino con una farfalla, un ritratto di Luigi VX, i profili di Giorgio III e della moglie Charlotte di Mecklenberg e un cagnolino.

Marianne: una giovane intenta a suonare un organetto a canne. E’ in grado di eseguire cinque melodie differenti seguendo con gli occhi la tastiera. Inoltre “respira” tramite un sistema di mantici che le fa alzare e abbassare il petto, e compie tutta una serie di movimenti del capo che ne accrescono l’effetto di notevole realismo.

Tra i pezzi storicamente memorabili, va menzionato anche il Suonatore di Salterio, costruito nel 1780 dai tedeschi Roentgen e Kintzing https://en.wikipedia.org/wiki/Peter_Kinzing per la regina Maria Antonietta.

Nel 1769 Wolfgang De Kempelen, https://en.wikipedia.org/wiki/Wolfgang_von_Kempelen's_Speaking_Machine un inventore Ungherese al servizio della imperatrice Maria Teresa di Vienna, sviluppò il giocatore di scacchi, un meccanismo apparentemente in grado di giocare automaticamente a scacchi, ma in realtà animato tramite un sistema di leveraggi interni da un giocatore umano nascosto all’interno del congegno. A Kempelen si possono ricondurre numerosi contributi in termini della ricerca in robotica compresa la macchina parlante, descritta nel Mechanismus der menschlichen Sprache nebst Beschreibung einer sprechenden Maschine (1791).

Tali proto-automi, tuttavia, restavano meccanismi non programmabili, e di fatto non autonomi